Giovedì 17 dicembre alle ore 18, in diretta video sulle pagine Facebook di Cittadella dei Giovani e di Dora Donne in Valle d’Aosta, verranno presentati il libro Ascoltare gli ultimi. Storie di marginalità e di riscatto ed il video APNEA ad esso ispirato, nati da un progetto dell’Associazione Valdostana Volontariato Carcerario, in partnerariato con Dora Donne in Valle d’Aosta e la delegazione valdostana di Welcome Refugees, primo appuntamento della rassegna “Forme di umanità”.
E’ un progetto finanziato dal CSV VdA attraverso il Bando Progetti sociali – Piano operativo dell’Accordo di programma tra regione Valle d’Aosta e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il sostegno allo svolgimento di attività di interesse generale da parte di ODV e APS in attuazione dell’art.72 del Codice del Terzo settore.
Il libro raccoglie 40 storie raccontate da altrettante persone, le cui vicende di vita le hanno condotte ai margini della nostra società. Sono quelli che abbiamo riunito sotto la pudica etichetta di “ultimi”, quelli che tendenzialmente cerchiamo di non vedere, quelli che in genere non sono mai ai primi punti del programma… Sono quelli che di solito si cerca di non conoscere, ma che invece hanno un nome e (almeno un tempo) degli affetti, delle aspirazioni, dei sogni, prima che tutto precipitasse per tante ragioni, sovente anche per colpa loro. Si raccontano e si svelano. Quello che sono stati (o che credono di essere stati); ciò che erano al momento dell’intervista, e ciò che invece avrebbero voluto dal loro futuro (anche se qualcuno sa di non averne uno).
Da questo libro Barbara Caviglia e Andrea Damarco, con la collaborazione tecnica di Andrea Carlotto (Silent Media Lab) hanno ricavato un video d’arte: parole (dei protagonisti del libro), immagini (di Barbara) suoni ed effetti… il tutto in un mix studiato per trascinarci nella nostra dimensione interiore.
“Ascoltare” gli ultimi è un modo per verificare con quali filtri abbiamo vissuto fino ad oggi. Un libro ed un video che vogliono per prima cosa ricordarci che in carcere, nei dormitori, nelle mense sociali, nelle comunità di recupero ci sono persone molto simili a noi, sicuramente più sfortunate, spesso più deboli, certamente smarrite.
